Non profit

I fondi per l’ippoterapia finiscono nella sabbia

I vertici negano 70 milioni all’Associazione per la cura e riabilitazione equestre, ma poi ne spendono 800 per acquistare terra dalla Germania. E ora i giudici indagano

di Pasquale Coccia

Non solo per sport. Il cavallo per migliaia di italiani è anche un prezioso e indispensabile compagno di cura. Per i disabili, l?ippoterapia rappresenta infatti un?occasione in più per eseguire i movimenti fondamentalì per la riabilitazione motoria e insieme un momento ludico e di socializzazione che aiuta a superare la solitudine e la ghettizzazione. Perciò in Italia operano centinaia di associazioni che hanno tali finalità: tra queste anche l?Associazione nazionale italiana di riabilitazione equestre e equitazione sportiva (Anire).
L?impegno sociale dell?Anire su tutto il territorio nazionale è stato riconosciuto anche dal Coni attraverso la Fise, che a partire dal 1979 sostiene economicamente l?associazione con un contributo annuo che ha raggiunto i 70 milioni sotto la presidenza di Antonio Checcoli, conclusasi nel 1999.
L?anno successivo, il contributo è stato improvvisamente sospeso, nonostante l?Anire continui i suoi sforzi per coinvolgere sempre nuovi disabili e si sobbarchi notevoli spese per mantenere attivi i suoi centri di riabilitazione equestre. Il nuovo presidente della Federazione italiana sport equestri, Cesare Croce, se da una parte non ha dubbi di sorta nel tagliare i finanziamenti all?Anire, dall?altra non esita a spendere ben 800 milioni per la sabbia utilizzata ai campionati mondiali di equitazione, sabbia pagata a peso d?oro, fatta arrivare appositamente dalla Germania. Del resto, sullo stesso Croce pesano sospetti e accuse di scarsa trasparenza nella gestione dei 10 miliardi che la Federazione riceve annualmente dal Coni. E sulle irregolarità amministrative e procedurali che hanno contraddistinto i Comitati regionali del Lazio e della Calabria, Coni e magistratura hanno già avviato le loro indagini. Fatti piuttosto inquietanti che stanno scuotendo i vertici della Federazione, tanto da spingere il segretario della Fise, Giuseppe Brunetti a rassegnare le dimissioni e a esprimere pubblicamente il netto disaccordo con i metodi di gestione del presidente Croce.

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